di Maria Lanzetta
In questi giorni c’è un gran fermento tra genitori, studenti e insegnanti sul prolungarsi estenuante della DAD. Come genitore, sono preoccupata e perplessa sullo stato delle cose della nostra scuola e indubbiamente, come molti altri genitori, mi sto facendo tante domande: come impatterà tutto ciò sul futuro dei nostri figli? Cosa ne sarà della loro formazione? Come colmeranno tutte le lacune di questo periodo?
Tuttavia, ritengo che forse dovremmo fare un gran
respiro, prenderci un attimo di riflessione e non farci sopraffare dal panico.
Sono perfettamente consapevole che la DAD alla lunga sia devastante per tutte
le criticità che ogni persona di buon senso, - che sia genitore, docente,
studente e non – è in grado di evidenziare.
Ma non perdiamo di vista un punto fondamentale: in questa contingenza la DAD è l'alternativa al niente!
Immaginate se questa terribile pandemia fosse avvenuta non dico secoli fa, ma banalmente negli anni '80 e '90, quando tutte le attuale tecnologie digitali non esistevano: si sarebbe fatto di necessità virtù. Durante le seconda guerra mondiale, nel 1943 gli esami di maturità furono cancellati: Andrea Camilleri non ha fatto gli esami di maturità e sappiamo tutti che cosa è diventato. Questa ovviamente è una provocazione! Non tutti i nostri figli diventeranno Andrea Camilleri, ma voglio sperare anche che le lacune che, ahimè, stanno accumulando ora, non saranno quelle a scrivere il futuro dei nostri ragazzi. Avranno modo di recuperare con il tempo quello che stanno perdendo ora: hanno una vita davanti, se Dio vuole!
Ma non perdiamo di vista un punto fondamentale: in questa contingenza la DAD è l'alternativa al niente!
Immaginate se questa terribile pandemia fosse avvenuta non dico secoli fa, ma banalmente negli anni '80 e '90, quando tutte le attuale tecnologie digitali non esistevano: si sarebbe fatto di necessità virtù. Durante le seconda guerra mondiale, nel 1943 gli esami di maturità furono cancellati: Andrea Camilleri non ha fatto gli esami di maturità e sappiamo tutti che cosa è diventato. Questa ovviamente è una provocazione! Non tutti i nostri figli diventeranno Andrea Camilleri, ma voglio sperare anche che le lacune che, ahimè, stanno accumulando ora, non saranno quelle a scrivere il futuro dei nostri ragazzi. Avranno modo di recuperare con il tempo quello che stanno perdendo ora: hanno una vita davanti, se Dio vuole!
Piuttosto forse è arrivato il momento che la scuola
italiana si "svecchi" un po' e, magari, questo disastro può essere
l'occasione per ripensare la scuola con nuovi programmi, nuove metodologie e
nuovi strumenti.
E’ evidente che una metodologia di insegnamento italiana molto tradizionale,
con i suoi pregi e i suoi difetti, mal si presta ad essere trasferita a pie’
pari su delle piattaforme digitali. Inevitabile quindi che si arrivi
al paradosso, da una parte, degli studenti che partecipano alle lezione in
pigiama, sdraiati sul letto, che copiano durante le verifiche e si fanno
suggerire durante le interrogazioni, e dall’altra, dei docenti frustrati che
non sanno se i ragazzi stanno seguendo oppure no, se le verifiche e le
interrogazioni fatte bene siano “farina del proprio sacco”. Senza poi parlare
di situazioni bizzarre che rasentano il comico di certi studenti che, se sono
impreparati durante un’interrogazione, diranno che hanno problemi di audio o di
collegamento – e magari spesso è anche così! -, e di insegnanti che, esasperati
da questo “andazzo”, ricorrono a metodi drastici del tipo: “mentre
rispondi, fissa lo schermo e non distogliere lo sguardo!”, oppure durante
l’interrogazione: “alzati in piedi e tutti gli altri si scolleghino”;
addirittura leggende metropolitane narrano di professori che durante le
interrogazioni fanno tenere gli occhi chiusi. Le ragazze poi devono avere i capelli
legati perché potrebbero nascondere le cuffiette attraverso cui potrebbero
ricevere i suggerimenti dai compagni.
Tutto questo è grottesco!
Ma, lasciatemi dire, il problema non è la DAD, piuttosto è l’approccio didattico attuale che forse non è più adeguato, che sia in digitale o “in presenza”: una metodologia basata sulla contrapposizione studente/docente, “sei bravo e studioso, ti premio”, “sei svogliato e non ti piace studiare, ti punisco”. Non può più funzionare così, perché il mondo non deve funzionare così e la scuola, oltre ad erogare nozioni, ha il compito fondamentale di educare i nostri figli a stare al mondo in un contesto sociale, economico e culturale variegato.
Oggi abbiamo bisogno di una didattica fondata sull’interazione, sulla collaborazione, sul confronto e sul reciproco rispetto: solo così insieme alla cultura la scuola può trasmettere anche valori come etica, onestà intellettuale, integrità, rispetto e sostenibilità. E che ciò avvenga sia “in presenza”, sia sfruttando tutte le tecnologie che l’innovazione continua ci mette a disposizione!
Tutto questo è grottesco!
Ma, lasciatemi dire, il problema non è la DAD, piuttosto è l’approccio didattico attuale che forse non è più adeguato, che sia in digitale o “in presenza”: una metodologia basata sulla contrapposizione studente/docente, “sei bravo e studioso, ti premio”, “sei svogliato e non ti piace studiare, ti punisco”. Non può più funzionare così, perché il mondo non deve funzionare così e la scuola, oltre ad erogare nozioni, ha il compito fondamentale di educare i nostri figli a stare al mondo in un contesto sociale, economico e culturale variegato.
Oggi abbiamo bisogno di una didattica fondata sull’interazione, sulla collaborazione, sul confronto e sul reciproco rispetto: solo così insieme alla cultura la scuola può trasmettere anche valori come etica, onestà intellettuale, integrità, rispetto e sostenibilità. E che ciò avvenga sia “in presenza”, sia sfruttando tutte le tecnologie che l’innovazione continua ci mette a disposizione!
Doveva arrivare questa pandemia planetaria, per far
capire quanto la scuola italiana sia indietro e inadatta rispetto all’utilizzo
delle varie piattaforme digitali nella didattica? E se, da una parte, abbiamo
avuto tanti docenti “sul pezzo” che hanno fatto di tutto e di più perché la
“migrazione” sul digitale della scuola avvenisse quanto più rapidamente
possibile e nel modo più indolore e migliore possibile, ci sono stati
altrettanti insegnanti – a parità di stipendio - che si sono fatti cogliere
completamente impreparati e inadeguati, quasi come se non si fossero accorti in
tutti questi anni, seduti dietro la roccaforte delle loro cattedre, che il
mondo stava cambiando.
Allora viva la scuola in “presenza”, viva la scuola digitale, ma soprattutto viva una scuola nuova che sia in grado di preservare la propria storia e la propria cultura ma che sia capace, al contempo, di rinnovarsi.
Pensando quindi alla nostra scuola ai tempi del Covid, mi viene in mente una citazione di Albert Einstein “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”!
Allora viva la scuola in “presenza”, viva la scuola digitale, ma soprattutto viva una scuola nuova che sia in grado di preservare la propria storia e la propria cultura ma che sia capace, al contempo, di rinnovarsi.
Pensando quindi alla nostra scuola ai tempi del Covid, mi viene in mente una citazione di Albert Einstein “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”!
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