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martedì 12 aprile 2022

LE NUOVE FRONTIERE DEL CLOUD

TECNOLOGIA


di Maria Lanzetta

Ormai è già da qualche anno che si sente parlare di  Cloud Computing, un nuovo paradigma di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete, quali archiviazione, elaborazione o trasmissione dati e non solo,  a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita. Si tratta, di fatto, di una tecnologia informatica attraverso la quale è possibile sfruttare internet per distribuire software e hardware da remoto, secondo una logica sempre più diffusa di “servitizzazione”

Il Cloud Computing rappresenta un grande cambiamento, sia per le aziende sia per i privati, nell’utilizzo delle risorse informatiche rispetto a un approccio tradizionale, che secondo una logica on premise, implica l’installazione, la gestione e il mantenimento dell’infrastruttura IT in sede,  in prima persona o, eventualmente, con l’aiuto di terze parti. Il Cloud, invece, consente di accedere a piattaforme informatiche, ospitate esternamente e qualcun altro ne è responsabile del monitoraggio e della manutenzione.

Tradotto in parole semplici, si tratta, di fatto, di una tecnologia informatica attraverso la quale è possibile sfruttare Internet per distribuire software e hardware da remoto, la cui implementazione consiste in un insieme eterogeneo e distribuito – Cloud, "nuvola" – di risorse le cui caratteristiche non sono note all'utilizzatore.

I servizi in Cloud possono includere, quindi, software, archiviazione dati, database, server, reti, computer, tutti accessibili su richiesta tramite il web, senza che l’azienda debba farsi carico degli oneri di acquisto di licenze o di macchine per usufruire di servizi indispensabili al proprio business.

In che consiste la tecnologia Cloud nel concreto

Il Cloud Computing mette a disposizione una serie di risorse IT, il cui utilizzo può generare diversi vantaggi in azienda, o anche nell’uso privato. Esso prevede fondamentalmente tre attori: un fornitore di servizi, quali server virtuali, archiviazione e applicazioni complete, generalmente secondo un modello “pay per use” (PPU);  il cliente amministratore che sceglie e configura i servizi proposti dal fornitore offrendo, a sua volta, soluzioni a valore aggiunto come, per esempio, applicazioni software; il cliente finale, ovvero l’utilizzatore dei  servizi configurati ad hoc dal cliente amministratore. In alcuni casi, però, il cliente amministratore e quello finale possono coincidere,  per esempio, un cliente può utilizzare un servizio di archiviazione per effettuare una copia dei propri dati: in questo caso il cliente finale provvede lui stesso a configurarsi il servizio e a utilizzarlo.

Esistono svariate tipologie e categorie di servizi “in Cloud”, che solitamente vengono identificati con diversi acronimi:

SAAS (software as a service) - consiste nell'utilizzo di programmi installati su un server remoto, cioè fuori del computer fisico o dalla LAN locale, spesso attraverso un server web. Questa tipologia di servizi si può considerare un’evoluzione dell’ASP (application service provider) che prese piede negli anni ’90 e che rappresentava la prima forma di outsourcing delle applicazioni software a terzi. Oggi la maggior parte dei grandi produttori di software, in qualsiasi campo, offrono soluzioni SaaS in alternativa ai tradizionali software on premise,  con una progressiva tendenza ad abbandonare lo sviluppo di questi ultimi.

PAAS (platform as a service) – con questa modalità di servizi, il provider mette a disposizione dell’utente una serie di strumenti per sviluppare un’applicazione custom, o potenziarne una esistente; praticamente invece che uno o più programmi singoli, viene eseguita in remoto una piattaforma software completa che comprende linguaggi di programmazione, librerie, servizi e strumenti dedicati, interamente sviluppati dal provider. Gli elementi che costituiscono la PaaS permettono di programmare, sottoporre a test, implementare e gestire le applicazioni aziendali senza i costi e la complessità associati all’acquisto, alla configurazione, all’ottimizzazione e alla gestione dell’hardware e del software di base, necessari alle attività di sviluppo. Un esempio di PaaS, sono  Amazon Web Services, Microsoft Azure, Oracle PaaS e molti altri.

DAAS (data as a service) - con questo servizio vengono messi a disposizione via web soltanto i dati, ai quali gli utenti possono accedere attraverso qualsiasi applicazione, come se fossero residenti su un disco locale. In pratica il DAAS non è basato sul concetto di server ma di storage (conservazione dati). Dropbox e Google Drive sono un esempio di DaaS.

HAAS (hardware as a service) – un tipo di servizio che rappresenta una nuova modalità di affitto di server e sistemi. In pratica, le aziende si affidano a una piattaforma esterna per la gestione delle componenti fisiche, allo stesso modo con cui si fa con il software. Esso può risultare utile per incrementare la capacità elaborativa della propria infrastruttura IT a fronte di picchi di richieste. Non solo, L’HaaS consente  alle aziende di poter usufruire di tecnologie sempre all’avanguardia, senza più bisogno di dotarsi di un team dedicato alla manutenzione dei sistemi informativi. Inoltre, per quanto riguarda gli utenti privati che acquistano tablet, smartphone, notebook e laptop, l’HaaS permette di avere l’ultima versione di qualsiasi device ogni anno.

IAAS (infrastructure as a service) – rappresenta una modalità di servizio con cui vengono messe a disposizione anche risorse hardware virtualizzate, quali server, capacità di rete, sistemi di memoria e archivio, affinché l’utilizzatore possa creare e gestire, secondo le proprie esigenze, una sua infrastruttura su Cloud, senza preoccuparsi di dove siano allocate le risorse e pagando solo per quelle usate. Ogni risorsa viene offerta come componente di servizio distinto ed è possibile noleggiarne una specifica solo quando si presenta l’esigenza.

Perché passare al Cloud?

Oggi pensare di poter fare a meno del Cloud Computing è del tutto anacronistico, si tratta infatti di una tecnologia indispensabile sia per le aziende, sia per i privati. Nel mondo manifatturiero sono davvero poche, ormai, le realtà che non hanno ancora adottato soluzioni in Cloud, e chi non lo ha ancora fatto, si è reso conto che migrare il proprio sistema IT su infrastrutture più moderne e funzionali è imprescindibile. Indubbiamente, la pandemia e la necessità di gestire quanto più possibile da remoto ha accelerato questo processo di trasformazione.

Ma, al di là delle contingenze, perché un’azienda dovrebbe utilizzare servizi in Cloud? Qual è il valore aggiunto che ne possono trarre le realtà di grandi e piccole dimensioni?

Uno dei grandi vantaggi del Cloud è il risparmio dal punto di vista economico: tale tecnologia consente, infatti,  di utilizzare capacità elaborativa, networking e soluzioni di sicurezza senza spese di infrastruttura e grandi investimenti iniziali;  si evita l’acquisto di hardware e di elementi come storage, switch, hypervisor, software di backup, che vengono messi a disposizione dal Cloud provider. Non solo, oltre ai costi, si ottimizzano anche le risorse utilizzate, massimizzando la produttività e l’efficienza del sistema IT. Il Cloud, infatti, permette di raggiungere il miglior rapporto tra prestazioni e investimenti, anche in relazione  delle esigenze aziendali che possono modificare nel tempo; la sua adozione ha, inoltre, un impatto positivo in termini economici, grazie al modello “pay per use”: questo modalità di fatturazione prevede il pagamento del servizio a consumo, addebitando al cliente solo le risorse effettivamente utilizzate.

Un altro importante beneficio del Cloud sta nel fatto che consente di sviluppare nuove soluzioni applicative, sfruttando la forte automazione disponibile attraverso la modalità as-a-service: infatti l’adozione di API e di servizi “chiavi in mano” permette di ridurre drasticamente i costi e di ottenere soluzioni con performance e scalabilità altrimenti impossibili. Quest’ultima rappresenta un ulteriore aspetto positivo del Cloud, perché in base alla crescita dell’ azienda e all’insorgere di nuove esigenze, si può aumentare in modo progressivo e scalabile l’implementazione di servizi aggiuntivi. Ciò consente di fare investimenti mirati e proporzionali alle dimensioni dell’azienda, rendendo possibile un’ottimizzazione delle performance e, in caso di picchi di capacità elaborativa o rapido incremento/decremento di risorse, non si rischia di incorrere in dannose interruzioni del servizio. 

Veniamo poi a uno degli aspetti più critici delle tecnologie in Cloud, ovvero quello della cyber security che, di fatto, è quello che genera la maggiore diffidenza negli affezionati del “on premise”.  E’ opinione diffusa, infatti, che portare tutta le infrastrutture IT e lo storage dei dati su Cloud, renda l’azienda più vulnerabile. In realtà, quello che non è chiaro a tutti è che le infrastrutture Cloud sono pensate per garantire al cliente la totale sicurezza, attraverso l’uso di metodologie e procedure tecnologiche di alto livello atte a proteggere l’ambiente e i dati aziendali. Tra le varie misure di protezione utilizzate, ci sono sicurezza del Data Center, Backup e Disaster Recovery, accesso all’infrastruttura e al dato, Log & Identity Management, gestione e prevenzione delle minacce. 

A tutto ciò si aggiunge un aspetto organizzativo e di cambio della cultura aziendale, in relazione al quale l’utilizzo della tecnologia Cloud consente di ripensare totalmente la struttura e le dinamiche di un’organizzazione. Infatti, l’esternalizzazione e l’outsourcing di tutte quelle funzioni e di quei task ad alto investimento di tempo ed energia, lasciano l’impresa maggiormente libera di focalizzarsi sulle potenzialità e le competenze delle persone e di concentrarsi meglio sullo sviluppo del business, senza doversi preoccupare degli aspetti infrastrutturali, e di adottare una metodologia di lavoro più flessibile e produttiva.

Infine, arriviamo  al tema  della  sostenibilità – oggi di estrema  attualità – a sostegno della quale le tecnologie Cloud svolgono un ruolo fondamentale.

Utilizzare, infatti, un datacenter  in ogni singola sede implica una costante alimentazione per i server, l’installazione di sistemi di raffreddamento per evitare il surriscaldamento e comporta, inoltre, le varie attività di smaltimento dei dispositivi elettronici giunti a fine vita. Adottare una tecnologia Cloud non solo sposta verso un provider la gestione di tutto ciò, ma consente di trarre vantaggio in termini di economia di scala e permette di focalizzarsi sullo sviluppo di datacenter più performanti e a minor consumo energetico. In effetti, i vecchi data center on premise determinano un impiego eccessivo di gas serra nel loro intero ciclo di vita, a partire dalla fase di produzione e relativo utilizzo di materie prime, passando per assemblaggio, trasporto, utilizzo e smaltimento. Di contro, i Cloud Data Center di recente concezione utilizzano tecnologie avanzate, più efficienti dal punto di vista energetico, e hanno una più bassa richiesta di energia per illuminazione, raffreddamento e condizionamento.  Alcuni studi a riguardo evidenziano che l’adozione di un modello cloud consente alle grandi imprese un risparmio fino al 30% del proprio carbon footprint, percentuale che arriva addirittura al 90% per le aziende di più piccole dimensioni.

La dematerializzazione dei diversi device e, quindi, la sostituzione di prodotti o servizi fisici, con i loro equivalenti virtuali, fornisce un contributo estremamente tangibile alla sostenibilità: migrare al cloud significa utilizzare meno macchine e hardware, meno carta, meno materiale fisico riducendo, evidentemente, il consumo energetico e l’impatto sull’ambiente. Inoltre, molti data center stanno iniziando ad adottare fonti di energia rinnovabili, dal solare al geotermico, all’idroelettrico e all’eolico, per alimentare il loro funzionamento.

Alla luce di quanto riportato, è evidente come l’adozione di tecnologie Cloud possa essere ritenuta, a tutti gli effetti, un trend in linea con quanto previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, dal momento che, da un lato, consente di innovare, tramite la trasformazione digitale, anche settori considerati tradizionali, quali la produzione industriale, aumentandone l’efficienza e riducendone gli sprechi; dall’altro,  permette l’accentramento di infrastrutture ICT riducendone l’impatto sulle emissioni globali di CO2. Il tutto a vantaggio di un percorso sempre più orientato alla decarbonizzazione e quindi alla sostenibilità ambientale.

Analogo articolo pubblicato su MindUp Magazine Aprile 2022