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venerdì 4 marzo 2022

IL CROWDLENDING, UN NUOVO E AGILE STRUMENTO DI FINANZIAMENTO

BUSINESS E STRATEGIA

di Maria Lanzetta

Icrowdlending  termine composto dalle parole inglesi crowd (folla) e lending (prestito) - è una forma di finanziamento erogato da una platea, per lo più privati,  finalizzato alla realizzazione di un progetto, il cui compenso è rappresentato dagli interessi che l’azienda, promotrice del progetto, è disposta a concedere ai prestatori una volta che esso sia stato concluso. E’, dunque, un’innovativa forma di finanziamento che consente a investitori privati di prestare denaro alle imprese, senza ricorrere all’intermediazione dei canali bancari tradizionali.

La creazione del crowdlending risale agli anni Novanta, tuttavia, non ha raggiunto la popolarità finché non è esplosa la pratica simile del crowdfunding che,  nell’ambito di iniziative no-profit, consiste in un sistema democratico di raccolta fondi su base volontaria, mentre con l’Equity crowdfunding, i finanziatori ottengono delle  quote di partecipazioni dell'impresa o del progetto. Tutto ciò avviene, in ogni caso, attraverso piattaforme digitali.

In realtà, già nel lontano 1987 a Lubecca, una cittadina tedesca di 200mila abitanti sulle sponde del mar Baltico, veniva realizzato  un progetto – fra i primi in Europa -, di riqualificazione urbana finanziato in crowdlending: una modalità innovativa, allora ancora poco diffusa, di raccolta fondi sotto forma di prestito, che combina alcune caratteristiche della sharing economy con il modello tradizionale di prestito a un tasso di interesse. A differenza del crowdfunding, in cui il finanziatore fa in realtà una donazione e ottiene in cambio un ritorno per lo più immateriale, il crowdlending funziona come un prestito alla vecchia maniera: vale a dire che chi investe denaro, lo fa per un ritorno economico, stabilito a priori in base a un tasso di interesse e regolato da tempistiche e modalità ben precise.
In Italia, il crowlending ha preso piede soltanto in questi ultimi anni, in particolare nel mondo immobiliare, ma di recente ha incominciato ad estendersi anche in diversi settori sia in ambito B2B sia B2C, rivelandosi un agile, rapido ed efficace sistema di finanziamento alternativo, in  particolare per le PMI, sia che si tratti di start-up, sia di aziende medio-piccole con una storia alle spalle e una presenza consolidata nel proprio mercato di riferimento. Infatti, se nella logica capitalistica, i grandi gruppi industriali trovano le porte aperte nei più disparati istituti bancari, le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano la maggior parte del tessuto industriale, si ritrovano spesso a subire tutti i limiti e le restrizioni determinate dalle regole della Borsa, qualora necessitino di accedere a prestiti o mutui.

Come funziona il crowdlending?
Nel crowdlending, noto anche come social lending, esistono delle piattaforme digitali che fungono da intermediari tra le aziende in cerca di finanziamenti e i soggetti che intendono investire in un progetto, pertanto l’incontro tra coloro che hanno bisogno di capitali e gli investitori avviene su tali piattaforme che, ormai anche in Italia, sono davvero tante e di differenti tipologie.
Rispetto al canale bancario tradizionale esse presentano un significativo vantaggio legato alle tempistiche. Per le aziende che necessitano di un prestito, infatti, i tempi sono decisamente più brevi, per quanto però per l’approvazione del progetto siano necessari determinati requisiti. Infatti, in linea generale, i siti di crowdlending accettano solo aziende con un buon merito creditizio, che siano quindi in grado di restituire il capitale ricevuto in prestito, che non abbiamo debiti, insolvenze e che non siano totalmente prive di dipendenti. Un aspetto importante, inoltre, che costituisce un elemento differenziatore rispetto alle banche che si focalizzano solo sull’assetto finanziario ed economico dell’azienda, è che le piattaforme di crowdlending valutano il progetto per cui si richiede un finanziamento, le finalità, le potenzialità, le possibilità di successo e quindi il valore aggiunto che il progetto stesso può generare. Una volta che il progetto è approvato dalla piattaforma e viene pubblicato, ai potenziali investitori viene anche fornito un rating specifico su ciascuna azienda, il quale indica la capacità dell’azienda stessa di restituire il prestito. Ovviamente più è basso il rating, maggiori saranno rischio e rendimento e quindi, la scelta del progetto su cui investire in crowdlending, dipenderà anche dalla propensione al rischio di ciascun investitore.

Quali sono i vantaggi del Crowdlending?
I vantaggi del crowdlending sono davvero tanti, sia dal punto di vista del richiedente, sia dal punto di vista degli investitori: ci guadagna, infatti, il debitore che può reperire le stesse risorse a un costo anche dimezzato rispetto al mercato tradizionale; ci guadagna il creditore, che ottiene un rendimento più alto dei normali investimenti.
Pertanto da una parte l’azienda che necessita fondi, rispetto ai sistemi di finanziamento tradizionali, si evita l’intermediazione della banca, con i relativi costi; ha modo di abbattere gli interessi sul prestito; sarà sottoposta a un iter di richiesta e approvazione molto più veloce e snello, senza perdersi in lungaggini burocratiche e infinite procedure per richieste di garanzie. I tempi di erogazione del prestito diventano, quindi, decisamente più rapidi, sempre a patto che l’azienda presenti tutti i requisiti di affidabilità e solidità creditizia necessari a ricevere il finanziamento.
Dall’altro canto anche per i finanziatori, il crowdlending offre numerose opportunità, quali la possibilità di diversificare facilmente il proprio portafoglio d’investimento, scegliendo più progetti differenti; ottenere rendimenti interessanti che arrivano fino al 14%; possono investire anche piccole somme, a partire da 20 euro, quindi minimizzando il rischio; pagare costi di gestione decisamente bassi, se comparati a quelli applicati dalle banche.
Attraverso questo sistema, inoltre, le aziende che presentano progetti di raccolta di capitali traggono molti vantaggi perché guadagnano in popolarità, visibilità del proprio brand e, in questo modo, hanno modo di mettere in atto una strategia di co-marketing che permette di arricchire la propria rete di conosce, attraverso cui instaurare nuove sinergie e generare nuove opportunità di business.

Quali sono i rischi?
Quando si parla di investimenti ovviamente non esiste il rischio zero, l’importante è minimizzarlo, muovendosi e agendo cum grano salis, come suggerisce Giuseppe Scapola. Allora come fare a mitigarlo?
Prima di tutto impegnando solo una porzione del proprio capitale nel crowdlending,  e poi diversificando gli investimenti su più progetti differenti, senza mai fossilizzarsi solo su uno e su un’unica tipologia. Fondamentale, poi, è analizzare con cura tutte le informazioni che la piattaforme ha reso disponibile in merito ai vari progetti, perché solo così è possibile valutare se vale la pena o meno prestare denaro proprio a quel progetto. Per portare a termine questa analisi, è importante studiare, inoltre, con attenzione il business plan, obiettivi, finalità, risorse che si intende impiegare, e osservare il rating dei progetti che la stessa piattaforma fornisce.
Il Crowlending rappresenta, dunque, una modalità più “smart” ma soprattutto più innovativa per far girare l’economia, anche e soprattutto in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo, dal momento che l’instabilità causata dalla pandemia, insieme al congelamento dei finanziamenti da parte degli enti bancari tradizionali, da una parte ha messo le aziende in una situazione di impasse, e dall’altra ha abbassato la fiducia degli utenti negli istituti bancari stessi. Non è un caso che questa modalità di finanziamento e di investimento abbia preso piede in modo particolare tra i Millennial, ovvero una generazione, rappresentata dai nati a fine millennio - i così detti “nativi digitali” -, in grado di guardare oltre, con una capacità di adattamento maggiore nei confronti del cambiamento e dell’instabilità, e di vivere lo status quo in modo più pragmatico, con una maggiore leggerezza che non vuol dire superficialità!

pubblicato integralmente su Rivista di Meccanica Oggi