SCENARIO
di Maria Lanzetta
Sebbene non sia sempre semplice dimostrare l'appropriazione indebita della proprietà intellettuale" come atto
illecito, rimane però comunque un'azione moralmente ed eticamente scorretta,
anche quando non ci sono gli "estremi legali" per definirla come tale.
In realtà, ahimè, è molto più semplice di quanto si pensi appropriarsi dei
talenti altrui e poi attribuirseli a sé stessi.
E’ inoltre immorale e ingiusto che, mentre il
riconoscimento all’autore di un determinato progetto avviene - e comunque non sempre accade
- una tantum, l’azienda invece sia legittimata ad appropriarsene “a tempo indeterminato”.
Questo è quello che spesso accade nel
mondo delle aziende, ma purtroppo in questi casi NON esiste una legislazione che
tuteli la proprietà intellettuale del dipendente o ex-dipendente.
La giurisprudenza sostiene infatti che in
qualità di rapporto di dipendenza del lavoratore verso l’azienda, qualsiasi
attività nuova frutto dell' ”inventiva” del dipendente diventa proprietà dell’azienda
stessa, salvo riconoscerne l’autore. Di fatto questo non succede quasi mai, per
cui la creatività e il valore aggiunto del singolo viene occultato da una sorta
di anonimato, mentre l’azienda continua a ricavarne profitto.
Ritengo che il diritto di autore o copyright su progetti innovativi di
lavoratori all’interno di un’azienda – attenzione, non si sta parlando dello
svolgimento di una normale attività lavorativa che rientri nelle mansioni del
dipendente a qualsiasi livello -, debba essere maggiormente tutelato e salvaguardato.
Infatti le aziende assumono e licenziano, i
collaboratori vengono e vanno, si dimettono, scelgo di andare in un’altra
azienda, cambiano “maglia” e così come sono obbligati per legge a non portare
via il “capitale intellettuale dell’azienda”, allo stesso modo l’azienda
dovrebbe smettere di utilizzare la proprietà intellettuale di chi se ne va!
Invece, il più delle volte, se ne appropria totalmente e indebitamente,
cancellandone completamente “il riconoscimento dell’autore”.
Questo è immorale ed eticamente scorretto
da parte dell’azienda e di chi la guida: è un furto a tutti gli effetti. Peccato
però che non sia perseguibile per legge!